Giulio Natali con la sua scrittura limpida, spontanea e mai banale, prende per mano il lettore e lo aiuta a entrare in questa storia corale che offre degli stimolanti punti di riflessione, in un affresco di un paese che diventa lo specchio del nostro tempo, in un incastro di piccole perfidie e giochi di potere che si trasformano in farsa.

Oggi tra le nostre pagine intervistiamo Giulio Natali che ci presenta il suo nuovo romanzo Sotto il diluvio edito da Castelvecchi Editore. Che cosa rappresenta per lei la scrittura?
Scrivere è innanzitutto un divertimento, poi un modo per esprimere una parte di me stesso che non emergerebbe altrimenti. Con queste premesse, mi piace rivolgermi a un lettore per proporgli sano intrattenimento e qualche spunto di riflessione. Quindi, cerco costantemente di evolvermi, evitan-do di ripetermi ma provando a mantenere l’unicità della mia voce.

Ci parli del suo romanzo:
Sotto il diluvio è, in un certo senso, un romanzo corale. In un paese dell’entroterra marchigiano muore Oreste De Ritis il vecchio sindaco, in passato importante politico a livello nazionale. I cittadini sono spaventati: dopo trent’anni di voto di scambio che ha permesso loro di vivere tranquilli, cosa accadrà adesso? A succedergli si presentano tre candidati: suo nipote, un’imprenditrice locale, un ex fotografo che sbarca il lunario cantando nella cover band dei Ricchi e Poveri. Tutti fermi oppositori del vecchio corso, tutti comunque legati a Oreste al punto da finirne travolti anche dopo la sua morte

Qual è lo scrittore da cui potrebbe trarre spunto?
Ce ne fosse solo uno! Rimanendo alla letteratura italiana contemporanea cito due nomi: Cognetti e Campani. Stili diversi, ma entrambi raccontano con sincerità e lirismo la vita in montagna.

In Italia la letteratura non ha vita facile: ci sono più scrittori che lettori. Qual è la sua opinione?
Con me c’è uno scrittore in più, non ci siamo! Scherzi a parte, l’argomento è molto complesso e non credo che il problema principale sia, come qualcuno dice, l’eccesso di offerta che se mai può occultare i libri davvero di qualità in mezzo a tantissimi non meritevoli di pubblicazione. Il punto da cui partire è che si legge poco a partire dall’infanzia e molto è dovuto al contesto familiare (me-diamente poco interessato a quest’aspetto) e a quello scolastico. La cosa grottesca è che per essere un bravo scrittore devi anzitutto aver letto tanto, ma tanto tanto.

Ha già in mente un nuovo romanzo?
Ci sono diverse cose chiuse nel cassetto che aspettano il momento per essere pubblicate, compreso il manoscritto inedito con cui ho raggiunto la finale del premio Calvino nel 2022. Io continuo a scrivere, tutti i giorni provo a buttar giù almeno una decina di righe. La sctittura non si insegna, è metodo oltre che talento. Le idee vengono fuori se si lascia loro il tempo per il loro sviluppo.

Di Emma -